«Se vinciamo 4 a 3, Matteo va a casa»

Martedì 26 Maggio 2015
«Se noi dovessimo vincere in Veneto, Campania, Liguria e Umbria questo signore va a casa. Non le elezioni, non noi, ma i suoi amici di sinistra all'interno del Pd lo manderebbero a casa»: così Silvio Berlusconi ieri pomeriggio ad Assisi nel corso di una manifestazione di Forza Italia, senza tuttavia mai nominare Renzi. «Ce ne sarebbe un gran bisogno», ha aggiunto. Il leader di Forza Italia, che domani sarà a Padova per sostenere la candidatura di Luca Zaia a governatore, ha riaperto la polemica politica contro il premier. Sempre ad Assisi ha rivolto una ”preghiera” a San Francesco chiedendo al santo di dargli una mano a ripetere quanto accadde nelle elezioni del 2000. «Allora - ha detto Berlusconi - circumnavigammo l'Italia su una nave che avevano chiamato ”della libertà”. E la grande vittoria elettorale fece sì che chi si era instaurato a Palazzo Chigi senza passare per mezzo della democrazia, ma con un giro di palazzo, D'Alema, fu costretto a sloggiare». Insomma Berlusconi ha sottolineato che queste elezioni non hanno un valore solo locale. Il leader di Fi tuttavia non ha nascosto le difficoltà del suo schieramento politico. «Claudio Ricci (candidato alla regione Umbria, ndr) ha già avuto un primo successo riuscendo, come prima Regione, a mettere insieme tutto il centrodestra.Cosa non facile», ha detto Berlusconi. «Allora - ha continuato il Cavaliere riferendosi alla situazione umbra - permettetemi di ricordare che queste regionali non sono importanti solo per cambiare da una gestione rosso antico ad una azzurro liberale, ma perché possono avere un grande effetto politico per il nostro Paese».
Già, ma chi guiderà in futuro il centrodestra? «Un leader si farà vivo e ancora non c'è. Io farò il suggeritore e l'istigatore», ha spiegato Berlusconi. Secondo l'ex premier in futuro occorrerà costituire un «grande movimento di tutti i moderati in vista delle prossime elezioni politiche». Berlusconi ha spiegato di voler creare «un grande contenitore sul modello dei Repubblicani americani. Abbiamo due anni e mezzo per farlo, perché prima del 2018 non si tornerà al voto».

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