Londra, il Settebello vola in finale
Schiantata la Serbia, ora la Croazia di Rudic

Sabato 11 Agosto 2012 di Piero Mei
Maurizio Felugo
LONDRA - E’ romano e romanista, Christian, ha la lupa tatuata sulla spalla ed uno dei suoi migliori ricordi di sportivo sulla terra e non in acqua l’aver vissuto in Curva Sud lo scudetto della Roma. Ha segnato, nel quarto tempo, il gol dell’8 a 6 che ha rimesso pi tranquillit di prima anche se la bella Italia che si chiama Settebello manifestava di poter tenere a bada quella furia della Serbia. Più tecnico, ovviamente, il commento di Alessandro Campagna, l’allenatore mondiale che avrà la sfida nella sfida, giacché domani nella panchina di fianco troverà Ratko Rudic, che era in panchina quando Campagna era in acqua a vincere mondiali e Olimpiadi. L’allievo contro il maestro, che storia fascinosa.



Ha detto Campagna: «Sui manuali sta scritto che la preparazione prevede la fase di scarico quindici giorni prima dell’evento: l’ho calcolata sul giorno giusto. Siamo in gran forma. E se Rudic dice di essere qui per l’oro, io dico che noi non siamo qui per l’argento». Che guanto di sfida! E poi ribadisce il concetto di qualche giorno fa: «La storia la fanno i vincenti». E’ chiaro che il Settebello ha una voglia, non matta ma ragionata, di farla questa storia, anzi rifarla, perché proprio a Londra iniziò quella leggenda della carta migliore al gioco della scopa.



E se si vuole un commento ancora, è quello di Felugo, che a Rudic che aveva detto, dopo aver battuto il Montenegro in semifinale, che la forza della Croazia è la difesa, risponde: «Noi la difesa la cominciamo dall’attacco; è come il Tetris, una difesa globale». E che difesa, quando laggiù c’è Tempesti, che proprio con Rudic cominciò la sua avventura che è qui alla quarta Olimpiade; quando in mezzo c’è Premus, che è croato di Fiume italianissimi nonni, e c’è Felugo, o Valentino Gallo che ha segnato tre gol.

C’è tutto in questa bellissima squadra multietnica e moderna per approccio e formazione: c’è il cubano Perez, italiano per amore di una ragazza cosentina, quello che ha messo a segno l’ultimo gol dell’ultimo quarto della luna azzurra di ieri sera; c’è Figlioli che è stato anche australiano ma con italianissimo padre che fu ranista di successo, e Giorgetti che ha mamma ungherese, e Fiorentini che ha avuto il suo grosso corpo a corpo con il serbo Dusko Pjetlovic, ma in questa partita il corpo a corpo è stato il piatto forte, perché, come degno della pallanuoto, era scontro fisico, né bruto né brutale ma scontro.



L’Italia ha chiuso il primo quarto avanti di due gol, 4-2, e quel vantaggio ha avuto alla fine, sapendo contrastare azione per azione quelle dei serbi; il secondo quarto è finito in parità, 2-2, il terzo ha visto l’Italia avanzare un altro po’ portandosi, con il parziale di 2 a 1, sull’8 a 5. La rete in più della Serbia nel quarto quarto non ha fatto che rimettere la situazione allo stadio della prima frazione: 9 a 7 il finale che porta gli azzurri dritti dritti ad affrontare i bei ricordi del passato, che tutti loro hanno sentito raccontare o appena visto se, da piccoli, era consentito loro guardare la tv e quella favolosa volta di Barcellona ’92, quando...



Già, quando cosa? Campagna era in vasca, Rudic a bordo. E la loro Italia fece piangere il re di Spagna. L’allievo, il maestro, Londra, il Settebello, l’Italia integrata, la pallanuoto, sogni d’oro.
Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 15:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA