Suicidi, il patriarca: «Non sempre
la Chiesa ha capito il loro dramma»

Domenica 15 Aprile 2012
Il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia
VENEZIA - La Chiesa non sempre ha capito il dramma di chi senza lavoro o di chi si pensava fosse un soggetto "robusto" del mercato. Il nuovo patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha fatto autocritica e lanciato un forte messaggio all'associazione dei familiari degli imprenditori suicidi che domani si costituirà in provincia di Padova. Lo ha fatto affrontando oggi i fenomeni legati alla crisi e in particolare i suicidi di tanti imprenditori del Nordest.



Più attenzione sul mondo del lavoro. «C'è tanto dispiacere per non aver percepito questa sfumatura, questa realtà - ha aggiunto il patriarca - ma in tutti noi c'è l'impegno di ritornare di più a tener desta nelle nostre comunità l'idea di questo lavoro professionale, individuale, che troppe volte è stato considerato solo un privilegio nel mercato del lavoro, mentre drammaticamente in queste settimane ci dice che è una palestra di sofferenza».



La perdita degli equilibri. Nella sua prima uscita come nuovo patriarca fuori dalla diocesi di Venezia al convegno "Aquileia2" di Grado, monsignor Francesco Moraglia ha messo il dito nella piaga: «La cosa paradossalmente impressionante di questa crisi non è che qualche imprenditore decide di farla finita, ma quando questo tragico fenomeno diventa diffuso vuol dire che l'economia, la politica, il mercato del lavoro devono trovare degli equilibri. La crisi - ha quindi spiegato - non è solo di quelli che potevano sembrare soggetti deboli. Anche chi passava per soggetto forte, cioè l'impresa, l'imprenditore, invece dimostra, in questa situazione, tutta la drammaticità di questa crisi. La chiesa deve evidenziare questa situazione di disagio e quindi cercare di impostare in modo più ampio la questione del bene comune, della giustizia e soprattutto tener desti questi fenomeni».



"No" alle aperture domenicali dei negozi. Il patriarca è poi intervenuto anche sul tema delle aperture domenicali dei negozi con un atto d'accusa: «Possono portare ad un eccesso di individualismo che non giova nemmeno alla comunità laica. Per il cristiano la domenica è il giorno del Signore ed entra in una dinamica di fede e antropologica. L'uomo è un essere creato - ha spiegato Moraglia - ha i suoi ritmi, i suoi bisogni di riposo e di lavoro. Credo che non reperire più questa necessità, anche da un punto di vista laico, cioè di un momento comune di riposo, voglia dire non pensare in termini di socialità di interesse generale, ma cadere in una forma di individualismo. Oggi per l'apertura dei negozi, domani su altre forme di individualismo».



Il rischio di individualismo. «A nessuno - ha poi concluso Moraglia - interessa che l'uomo diventi una realtà unidimensionale; quindi ci sono i tempi e ritmi del lavoro, ci sono i tempi e ritmi del riposo, ci sono i tempi e i ritmi dell'incontro sociale. Siamo perplessi di fronte a una politica che punta all'individualismo. In fin dei conti il tempo libero, il riposo e il lavoro ci uniscono e ci dovrebbero unire a di là di quelle che sono le frammentazioni culturali o le diversità ideali di vita».
Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 15:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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