Permessi di soggiorno facili ai cinesi:
quattro arresti, anche un poliziotto

Martedì 5 Maggio 2015
Permessi di soggiorno facili ai cinesi: quattro arresti, anche un poliziotto
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TREVISO - Quattro persone, tra cui un poliziotto e un commercialista, sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta della procura distrettuale antimafia di Venezia sull'introduzione illegale di cinesi in Italia. Gli indagati sono stati raggiunti oggi da un'ordine di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata alla permanenza illegale nel territorio dello Stato.



Dalle indagini della Polizia di Stato l'organizzazione, tramite la produzione di documentazione falsa, mirava a far ottenere a cittadini di nazionalità cinese, il permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, senza i prescritti requisiti. L'indagine, condotta dalla sezione di polizia giudiziaria della Procura di Venezia, è nata dopo accertamenti svolti dall'ufficio immigrazione della Questura di Treviso che ha collaborato all'inchiesta.



Tra gli arrestati figura un appartenente della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Treviso ed un commercialista con studio a Reggio Emilia.



I sospetti sono iniziati nel maggio 2013, quando l'ufficio immigrazione di Treviso ha rilevato delle anomalie in una istanza di rilascio di un permesso di soggiorno a un cinese. Lo stesso ufficio ha scoperto poi che le anomalie riguardavano numerose altre pratiche, sempre a favore di cinesi e tutte riconducibili ad un poliziotto, Ivano Torresan, 52 anni, di Treviso, che lavorava allo Sportello Immigrazione. Nella maggior parte dei casi Torresan avrebbe usato un espediente informatico, attraverso il quale faceva figurare come esistenti requisiti in realtà inesistenti, necessari per il rilascio della carta di soggiorno a tempo indeterminato.



L'analisi dei documenti prodotti dagli stranieri coinvolti nella vicenda ha svelato che buona parte di essi era falsa o del tutto inidonea ad ottenere i titoli di soggiorno rilasciati. Le attestazioni di residenza, i profili occupazionali, reddituali, contributivi, i titoli di studio non avevano alcuna corrispondenza con la realtà, ma erano stati creati e inventati, al solo scopo di fornire i presupposti per ottenere una carta di soggiorno.



L'approfondimento svolto dalla Polizia Giudiziaria della Polizia della procura di Treviso con i colleghi dell'immigrazione, si è quindi sviluppato attraverso intercettazioni, pedinamenti, l'analisi di documentazioni, di comunicazioni all'Inps, del Ministero del Lavoro, dell'Agenzia delle Entrate, delle anagrafi comunali, consentendo di individuare quelli che gli inquirenti ritengono gli altri componenti dell'associazione: Rongqing Chen, (38) e Lunbo Deng (39), residenti entrambi ad Altivole (Treviso) e un commercialista di Reggio Emilia, Camillo Aceto (41).



I due cinesi si proponevano come intermediari tra l'Ufficio Immigrazione e numerosi connazionali, residenti anche in altre province, garantendo in cambio di 2.000/3.000 euro la carta di soggiorno, oppure, per cifre minori, il rinnovo di un permesso temporaneo.
Il loro contatto all'interno dell'Ufficio Stranieri sarebbe stato Torresan, Aceto invece il referente con il compito delle comunicazioni informatiche relative all'esistenza dei rapporti di lavoro necessarie al rilascio dei permessi. Aceto, su indicazioni dei due cinesi, apriva profili occupazionali e contributivi privi di qualsiasi corrispondenza con la realtà. Il sodalizio ha potuto così ottenere illecitamente qualche centinaio di carte di soggiorno a favore di cinesi e, probabilmente, un numero ancora più considerevole di rinnovi di permessi temporanei.
Ultimo aggiornamento: 15:17

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