Coniugi uccisi, il figlio chiede 800mila
euro: «Ora lo Stato mi deve risarcire»

Sabato 11 Agosto 2012
Daniele Pellicciardi (foto archivio)
TREVISO - Daniele Pelliciardi ha presentato il conto allo Stato, citando la presidenza del Consiglio per ottenere 800mila euro di risarcimento (indennizzo, ndr) per i danni morali (ed ereditari) in seguito alla morte violenta del padre Guido e della madre Lucia Comin che vennero torturati, seviziati e barbaramente assassinati nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 2007.



Lo fa, consigliato dagli avvocati Alessandro Romoli e Maurizio Jacobi, chiedendo l’applicazione di una direttiva Europea (del 2004) che obbliga ogni singolo Stato dell’Unione a costituire un fondo per aiutare economicamente le vittime (e i loro familiari) di reati violenti volontari. Un fondo che, però, l’Italia non ha ancora istituito, dimostrandosi inadempiente. Ma ci sono già due distinte sentenze, pronunciate dai giudici di Torino, che condannato lo Stato italiano a risarcire le vittime di reati violenti, visto l’indennizzo non poteva essere pagato dagli autori del crimine.



Era nell’aria da tempo la decisione di Daniele Pelliciardi di citare la presidenza del Consiglio per ottenere un indennizzo. Non potevano bastare né le condanne inflitte all’albanese Naim Stafa e al romeno Alin Bogdaneanu, due dei tre autori del massacro di Gorgo (il terzo è morto suicida), che per la spietatezza e la crudeltà del loro delitto si meritarono l’appellativo di "belve", né il risarcimento (simbolico visto che gli imputati mai avrebbero potuto pagarlo, ndr) di un milione e 50mila euro. Ma è stata un’altra la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una vera è propria beffa che si è consumata sulla pelle di Daniele Pelliciardi e che ha avuto per protagonista lo Stato italiano. Naim Stafa, con il falso nome di Ismail Jakupi, avanzava 111mila euro dallo Stato (ingiusta detenzione, ndr). Ebbene i legali di Pelliciardi hanno chiesto di poter incassare almeno quei soldi.



La risposta: «No, non c’è la prova (emersa invece con il test del Dna) che Jakupi e Stafa siano la stessa persona». Durissima, nell’atto di citazione, la critica dei legali di Daniele Pelliciardi: «Appellandosi a indecorosi cavilli - dicono - lo Stato si è comportato in modo amorale. Non c’è ragione che possa giustificare un simile comportamento. Sono cose che fanno perdere ai cittadini il rispetto delle istituzioni». A dicembre la decisione spetterà a un giudice.
Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 14:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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