"Eutanasia", tre veneti in lista d'attesa per
i viaggi della morte nelle cliniche svizzere

Giovedì 28 Giugno 2012 di Daniela Boresi
Vittorio Bisso, 53 anni, di Dolo, malato di Sla morto in Svizzera
VENEZIA - Se abbiamo un diritto alla vita abbiamo un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi il poter decidere del quando e del come. Indro Montanelli aveva una idea ben chiara di quello che sarebbe dovuto accadere quando la vita diventa una zavorra. Ed è il percorso che ha intrapreso Vittorio Bisso, 53enne veneziano di Dolo, ex consigliere provinciale dei Comunisti italiani, morto in una clinica svizzera in cui viene praticata legalmente l'eutanasia. Aveva scelto tempo fa, quando la Sla cominciava a minare la sua vita, di fare testamento biologico, nominando la moglie "amministratore di sostegno" e specificando che intendeva rifiutare ogni tipo di accanimento una volta che la malattia si fosse aggravata.



Bisso non è il solo. Il sommerso dei viaggi in Svizzera è pesante. In questo momento ci sono tre

veneti che hanno chiesto la visita per poter entrare nel programma. Ogni settimana una trentina di italiani chiedono informazioni alle cliniche svizzere, circa 1500 ogni anno. Come poi vada a finire non si sa: alcuni desistono, altri s’iscrivono alle associazioni (pagando una quota annua), altri restano. Un percorso che l’Italia vieta e che in altri Paesi è permesso si chiama "assistenza al suicidio". Il cocktail di barbital (un barbiturico) deve essere portato alle labbra autonomamente, il resto lo fa la chimica e il paziente passa da un profondo sonno alla morte.



Sul tema il dibattito è acceso. «Il rapporto Eurispes del 2010 afferma che il 66 per cento degli italiani è favorevole all’eutanasia. La domanda era posta in modo esplicito, nel 2011 il numero cala, ma rimane comunque sopra il 50 per cento. Questa tendenza alla eutanasia significa che le richieste non vanno viste come desiderio di avere la morte in alternativa alla vita, ma come possibilità di scelta tra due tipi di morte. Una rapida e senza dolore l’altra lenta e atroce. - sottolinea Davide Mazzon, anestesista, componente della commissione di bioetica della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva - Eticamente si può essere a favore o a sfavore, si deve essere consapevoli però che la deontologia medica lo vieta espressamente e che nel nostro Paese è considerato un omicidio. Ci sono Paesi come Olanda, Belgio e Lussemburgo che pur non legalizzando l’eutanasia, l’hanno depenalizzata».



E sul fronte delle malattie che non lasciano scampo, come quella che ha portato Bisso a morire in Svizzera, arriva una notizia che apre uno spiraglio. Per la prima volta al mondo sono infatti state trapiantate in un uomo colpito da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) delle cellule staminali del cervello prelevate da un feto morto per cause naturali. Il delicato intervento è stato eseguito L'intervento è stato eseguito in Italia, dal gruppo coordinato da Angelo Vescovi, direttore dell'Irccs Casa sollievo della sofferenza di San Pio a San Giovanni Rotondo.

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci