La mamma dell'assassino: «Se davvero
è andata così non potrò mai perdonarlo»

Giovedì 22 Luglio 2010 di Paola Treppo
Gloria Berloso, mamma di Ramon, e la loro casa di San Vito al Torre
UDINE (22 luglio) - Se vero quello che mio figlio ha confessato. Se le ha uccise, quelle donne, allora non potr mai perdonarlo. Gloria Berloso, la mamma di Ramon, lo dice con tutta la dignit di un genitore che soffre.



Seduta al tavolo della cucina della casa di Gorizia, che ha raggiunto dopo il sequestro di quella di Aiello del Friuli, trattiene a stento le lacrime. Porta una mano alla bocca, poi alla fronte. È coraggiosa e forte: «Bisogna dire come stanno le cose. Se mio figlio è colpevole dovrà subire la condanna. Spero solo che il carcere gli serva; che in quel tempo che avrà a disposizione possa riflettere su quello che ha fatto».



Mentre Gloria parla, in un pomeriggio afoso, in quell'appartamento all'ultimo piano di una palazzina di via Battistig a Gorizia, Ramon sta rivelando, durante l'interrogatorio, i dettagli dei delitti. Ma lei non lo sa ancora. «L'ho sentito martedì al telefono: mi ha chiamato dalla questura. Gli avevo consigliato il legale che già l'aveva seguito per il fatto accaduto nel 1993». Ma a lui non interessava: «Qui c'è un avvocato d'ufficio, mamma. Non serve altro». Il giovane sa che l'aver ammesso tutto comporta una condanna certa e non vuole che si spendano soldi più del necessario. «Credo debba cambiarsi, adesso: ha ancora addosso i vestiti che portava domenica sera. Sono state ore terribili e adesso non cambierà, purtroppo».



La mamma sperava che Ramon si avvalesse della facoltà di non rispondere: «Così, almeno, avrei avuto una speranza. Non che si salvasse dal carcere. Ma che fosse innocente». Gloria, una distinta signora molto conosciuta a Farra d'Isonzo, dove ha fatto anche il consigliere comunale, ripercorre con la mente le tragiche ore precedenti la cattura del figlio. «È stato il mio intuito di madre a farlo prendere. Dal Friuli ormai era scappato. Nonostante in casa mia ci fossero 50 uomini della polizia e dei carabinieri. Nonostante gli altri, cento, in giro per la campagna. Nonostante gli elicotteri. Nonostante siano entrati nella mia casa spaventandomi a morte». La donna sa, nel suo cuore di madre, che Ramon si sarebbe rivolto al cappellano del carcere: «L'ho chiamato al telefono, gli ho spiegato quello che stava accadendo e gli ho detto che probabilmente l'avrebbe cercato. E ho detto la stessa cosa agli inquirenti mettendoli sulle sue tracce. E così è stato».



A spingere la donna è il sentimento d'amore nei confronti del figlio. Teme per la sua vita: lo preferisce in carcere che ferito, o peggio, ucciso in uno sconto con la polizia. «Ha avuto una vita non facile, Ramon. Una separazione dalla compagna molto complicata che lo ha prostrato completamente. Ha sofferto molto per due grandi periodi di depressione». La madre non chiede la grazia per lui, ma che venga curato. «È chiaro che c'è qualcosa in lui che non va. C'è stato un momento in cui è, come dire, regredito, tornando al tragico fatto del 1993. Va assistito».



Ramon ha perso il padre naturale quasi sotto i suoi occhi, due anni fa, scoprendo del suo decesso casualmente. Ma non aveva voluto vedere la sua salma. «Aveva detto, allora, che i cadaveri gli facevano impressione - ricorda la nonna, Orestilla Lantieri -; Ramon è un ragazzo sfortunato, che ha sofferto nella sua vita. Voleva solo una famiglia».
Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 12:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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