Embargo russo, per il Veneto
è una mazzata da 80 milioni di euro

Mercoledì 20 Agosto 2014 di Giancarlo Pavan
Embargo russo, per il Veneto è una mazzata da 80 milioni di euro
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PADOVA - Fragole, fagiolini, insalatina, ma anche pesche, uva, grana padano, prosciutto San Daniele... Tutto via in una notte, sparito dalle tavole dei ristoranti e dal desco delle classi medio alte di San Pietroburgo e Mosca, per ordine di Putin. Le ritorsioni alle sanzioni decise dalla Ue contro il Cremlino, dopo l’abbattimento del boeing malese, sono scattate il 7 agosto.



E adesso si capisce che la contromossa russa, diventata operativa in meno di 12 ore, fa molto male. In particolare a Nordest. Ieri il presidente del consiglio regionale veneto Clodovaldo Ruffato e gli operatori del settore ortofrutticolo, lattiero caseario, carni e salumi hanno fornito i numeri del boomerang sanzioni. I mercati generali di Padova e Verona, che sono i primi due in Italia per l’export verso la Russia, rischiano di perdere 40 milioni di giro d’affari a testa. La sola piazza padovana sta perdendo tre milioni al mese.



A questa cifra va aggiunto l’indotto: smistatori, agenti, tir. Il danno complessivo, sempre per il Maap di Padova, è quantificabile in 80 milioni. La voce più pesante riguarda i trasporti: il convoglio di 140 camion destinato ai mercati russi, il 7 agosto si è fermato, con una perdita di 3,5 milioni al mese.

«Siamo a fianco dei produttori e dei grossisti veneti» - dice il presidente Ruffato che annuncia la discesa in campo della regione Veneto nella partita delle sanzioni e dei risarcimenti.



«La cifra proposta da Bruxelles per il comparto è ridicola - incalza - 125 milioni di euro a fronte di un valore complessivo dell’export Ue che solo per l’ortofrutta è pari a 2 miliardi». Il primo passo è quindi rivedere i meccanismi compensativi. Mercoledì prossimo, il 27 agosto Ruffato convocherà a Venezia la commissione speciale per i rapporti comunitari presieduta da Nereo Laroni per avviare le procedure istituzionali con Roma e Bruxelles.



«Contemporaneamente - annuncia il presidente veneto - scriverò ai nostri parlamentari e agli europarlamentari di farsi carico del tracollo commerciale dell’agroalimentare veneto e nazionale». Una batosta di cui altri stanno godendo. Se le tavole russe sono off limits per il made in Italy, stanno subentrando prodotti della Turchia e dell’Egitto - fa notare Fausto Dorio, il presidente del Maap padovano. «Questa politica delle sanzioni è inutile ai fini della pace e controproducente» - sbotta Giuseppe Giomaro, presidente della Fedagro, i grossisti veronesi, membro del cda di Verona Mercato.



«La Russia vale 45 - 50 milioni di euro all’anno, su un giro d’affari complessivo di 600. Hai voglia di trovare alternative». Quanto a Padova, nella tagliola di Putin - spiega il direttore del Maap Francesco Cera - è finito il 5% del fatturato che è di 450 milioni annui. Se va male per frutta e verdura, va peggio per formaggi e salumi. E’ vero che sono prodotti meno deperibili, ma hanno tempi di lavorazioni che impongono investimenti programmati sulla base di proiezioni di sviluppo dei mercati. Stefano Berni, presidente del consorzio Grana Padano stima il danno in 16,6 milioni e quello dell’indotto in 50 milioni.



«È un disastro - dice - perché era uno dei pochi mercati in crescita. Nel primi 4 mesi di quest’anno l’export era salito del 14%». Danni ingentissimi anche per il prosciutto San Daniele. Il direttore del consorzio Mario Emilio Cichetti prevede una perdita di 7 milioni per il comparto veneto dei salumi. Per il San Daniele l’export verso la Russia rappresenta il 3% ma aveva un trend di crescita annuo del 50%.

Il punto è proprio questo: il comparto agroalimentare nordestino da anni ha investito sull’Est Europa con promozioni e accordi con i consumatori sui protocolli produttivi.



Solo il consorzio Grana Padano - sostiene il presidente Berni - «ha investito oltre 2 milioni par far conoscere ai palati russi il formaggio stagionato italiano». Non è facile trovare rapidamente mercati alternativi. Quanto ai consumatori italiani, poche illusione. I prezzi dell’ortofrutta non scenderanno perché manca l’acquirente russo. Semplicemente i prodotti marciranno sui campi e sugli alberi. Perché non sarà conveniente raccoglierli.
Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 07:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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