Arturo Brachetti: «Come Fregoli
intepreto il cambiamento»

Giovedì 8 Ottobre 2015 di Clelia Delponte
Arturo Brachetti: «Come Fregoli intepreto il cambiamento»
«L'uomo d’inizio Novecento è trasformazione e quello del Duemila ancor di più: io e Fregoli in questo senso rappresentiamo questo aspetto (sociale, culturale e filosofico) delle nostre rispettive epoche».

Così Arturo Brachetti - alle Giornate del Cinema Muto per introdurre la filmografia del suo illustre precessore - parla del significato più profondo dell'arte del trasformismo, incarnata al massimo dell'eccellenza da lui oggi e da Fregoli un secolo fa. Leopoldo Fregoli per Brachetti è più di un maestro ideale, se ne sente la reincarnazione, confermata da curiose coincidenze e assonanze come le date di nascita (1867/1957) e l'arrivo a Parigi il 20 gennaio del 1900 per il primo e il 20 gennaio del 2000 per il secondo. Effettivamente, se il trasformismo nacque nel 1500 con Giovanni Gabrielli e si sviluppò con la Commedia dell'arte, a cavallo tra Ottocento e Novecento con Fregoli raggiunse il massimo livello. Dopo una serie di imitatori di second’ordine, ci fu un buco temporale fino a che nel 1979 Arturo Brachetti, che studiava in Seminario e si cimentava con i primi spettacoli dove interpretava più personaggi, leggendo l'autobiografia di Fregoli rimase folgorato. «Nel libro, però - spiega - non rivela i suoi segreti, quelli ho dovuto inventarmeli io, facilitato da espedienti tecnici moderni come gli automatici, il velcro e la calamita. Fregoli era molto naif, aveva tempi teatrali e impiegava 10/15 secondi a cambiarsi, pochissimo per la sua epoca. Io arrivo anche a un secondo e mezzo. Oggi i tempi sono frenetici, la gente si aspetta continue sorprese ed emozioni, ma non bisogna affidarsi solo agli effetti speciali. Cerco sempre di raccontare una storia e mi rinnovo continuamente. Ultimamente, ad esempio, uso i disegni con la sabbia e le scene disegnate col laser. Bisogna sempre trovare nuove montagne da scalare, altrimenti si va in crisi come mi è successo nel 2004».

Brachetti, così come Fregoli da lui definito una celebrità mondiale del suo tempo come una Madonna o un Michael Jackson per noi, hanno avuto tanti imitatori ma nessuno mai alla loro altezza: «Dicono che i grandi maestri si portino i propri segreti nella tomba, anche io credo che farò così». Intanto mentre sogna di sbarcare negli Stati Uniti, sono in arrivo in libreria (15 ottobre) il suo romanzo per ragazzi Tanto per cambiare, «col quale voglio dire ai più giovani che se credono nei propri sogni li possono realizzare» e su internet la sua Ted conference dal titolo emblematico Life is change: «Tutta la vita è illusione, la storia è una menzogna, ci mentiamo continuamente, è normale». Parla anche dei suoi modelli italiani: Gaber, che gli ha svelato i meccanismi dell'one man show; Ugo Tognazzi che gli ha insegnato l'importanza delle scarpe nella creazione di un personaggio. Tra gli attori del Cinema Muto il suo mito è Lon Chaney, «l'uomo dai mille volti» che vedremo sabato (con replica domenica pomeriggio al Verdi) protagonista de Il Fantasma dell'opera: per interpretare Quasimodo si caricava sacchi da 20 chili sulle spalle e si faceva cicatrici vere. E il cinema? «Difficile conciliarlo coi tempi delle tournee, eppoi senza pubblico non mi diverto. Ma uno dei grandi meriti di Fregoli fu quello di aver portato il cinema in Italia con il suo Fregoligraph, ideato dopo aver conosciuto i fratelli Lumiere».

Per vedere Brachetti, invece, ci si potrà recare il 6 o 7 dicembre al Teatro Nuovo Giovanni da Udine dove proporrà il suo spettacolo "Che sorpresa!". Prevendite su Ticketone, info sul sito di Azalea.
Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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