Grattacielo dei record, uno scheletro
di 18 piani e lavori fermi da due anni

Sabato 20 Settembre 2014 di ​Mauro Giacon
Grattacielo dei record, uno scheletro di 18 piani e lavori fermi da due anni
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PADOVA - Era il tempo dei sogni nove anni fa, il 2005. Si progettava il diamante rosso, ovvero la torre del Net Center che ruota su se stessa per 80 metri in via San Marco. E poi lo Zippone, il centro servizi della Zip, 18 piani fra via Messico e via Portogallo. E in centro le due torri abbracciate nel Pp1 a un passo dagli Scrovegni e il grande complesso immobiliare nell’area "ex Ifip" davanti alla Chiesa della Pace. Il Net esiste, straordinaria architettura, gli altri sono rimasti sulla carta. Uno invece è ancora a metà. E il suo "scheletro" riesce impossibile non incontrarlo passando sulla tangenziale est, che lambisce con i suoi 18 piani.



Nobili i natali, con il progetto originario di Tobia Scarpa e Claudio Caramel, poi modificato. Suggestivo il nome, "Onda Palace", perché il monolite che vediamo oggi avrebbe dovuto essere ricoperto per tutta la superficie da una tramatura di frangisole in alluminio anodizzato capace di aprirsi e chiudersi per regolare la luce all’interno. Una "pelle" con effetto onda caratterizzato proprio dall’andamento sinuoso per tutta l’altezza. E di notte illuminato per 69 metri con led cangianti.



Dentro solo uffici, 500 metri quadrati di open space a piano. In pratica, vista la costruzione a "sogliola" lavorare lì dentro sarebbe stato come stare in volo. Non a caso la società proprietaria "Centro servizi interporto" vendette all’Interporto stesso il 10 novembre del 2009 gli ultimi tre piani che sarebbero stati un’ottima sede di rappresentanza. Sembrava tutto ben avviato. La ditta Steda di Rossano Veneto (Vi) inizia la costruzione, individuata dalla Gema srl che entra nella composizione societaria di "Centro servizi". La Gema è una società di immobiliaristi romani con sede nel bolognese. Fa costruire o compra capannoni (ne ha anche in zona industriale) che poi dà in affitto. Ha un ufficio in Galleria Spagna.



Inizia anche la campagna per la vendita degli spazi, affidata alla agenzia padovana Agedi Case. L’inizio è buono, ci sono 4 proposte di acquisto per quattro piani. Si fanno avanti uno studio di commercialisti, una società di informatica (per due piani) e una finanziaria. Ma l’Interporto, per una mutata strategia decide di vendere quasi tutte le quote alla Gema. Resta nella società con una quota minima, il 5 per cento.



Si va avanti. Ora la Gema ha il controllo del 95 per cento della società e la Steda di Rossano porta avanti l’ossatura del palazzo. Ma accade un fatto: a fine 2012 la Cassa di Risparmio che finanziava il mutuo da 19 milioni di euro (più 3 per il terreno) decide di interrompere l’erogazione del "Sal" stato di avanzamento lavori. Si tratta di una specie di rateizzazione del finanziamento che viene dato rispetto alla progressione del cantiere. Funziona così: gli ispettori della banca verificano sul posto e la banca eroga i soldi.



Probabilmente l’Istituto ha valutato che la società non potesse rientrare in tempi brevi dal debito a causa della crisi del settore immobiliare. Per questo gli ultimi due Sal da 750 mila euro l’uno vengono pagati direttamente dalla Gema. Poi si ferma tutto. Ed tutto fermo da quasi due anni.



A complicare la situazione si unisce prima la denuncia per tangenti da parte della Procura de L’Aquila nei confronti del titolare della Steda, Daniele Lago, nel quadro della ricostruzione post-terremoto. Poi, il 3 giugno scorso, la sentenza del tribunale di Vicenza che decreta il fallimento della società. Oggi la Gema è rimasta senza costruttori ma soprattutto non intende più investire senza la copertura della banca.
Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 00:19

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