Profughi, il prefetto sfida i sindaci:
«Faremo da soli, senza i Comuni»

Venerdì 25 Luglio 2014
Profughi, il prefetto sfida i sindaci: «Faremo da soli, senza i Comuni»
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PADOVA - Solo una cosa è sicura: sull’arrivo dei profughi i conti non tornano. Sono circa 200 quelli attesi in queste ore all’aeroporto Catullo di Verona, ma sono molto meno quelli con una destinazione già assegnata, perché gli enti locali della regione (escluse Venezia, Verona e Belluno) sostengono di non avere notizie o smentiscono categoricamente qualsiasi nuovo arrivo. Ergo, in molti oggi saranno smentiti, salvo ripensamenti del Governo.



Da Padova però il prefetto Patrizia Impresa taglia la testa al toro: «Gestiremo l’emergenza anche senza la collaborazione dei Comuni - ha dichiarato dopo un colloquio con il sindaco Bitonci - rivolgendoci ai privati e agli enti caritativi e diocesani. Se gli arrivi non saranno massicci ce la faremo, e spero che il bando di gara per le strutture di accoglienza ci assicuri un po’ di respiro. Lo Stato ha messo a disposizione 1 milione e 333mila euro per gestire al massimo 250 posti da agosto a dicembre».



Risponde con un «no» secco il sindaco di Abano Luca Claudio all'ipotesi che l'ex base dell'aeronautica della città termale sia utilizzata come centro di accoglienza per profughi. «La nostra è una realtà turistica - esordisce - non possiamo permetterci di intaccare questa realtà attraverso azioni che possano compromettere l'offerta turistica e ridurre benessere, occupazione e sviluppo a seguito della ipotizzabile e comprensibile rinuncia della clientela a soggiornare in una località a rischio di sicurezza pubblica». Il timore è che gli ospiti abituali degli stabilimenti si rivolgano altrove se diverrà operativo un centro di smistamento nell'ex Comando del Primo Roc a Giarre (area di 65mila metri quadri, di cui 11mila coperti, chiusa nel 1998). «Noi sindaci - prosegue Claudio - siamo usati dallo Stato solo per risolvergli i problemi. Uno Stato che ci taglia oltretutto risorse e finanziamenti».



Nel Padovano i profughi attualmente ospitati sono un’ottantina, ma ci sarebbe la disponibilità per altri 70 circa. Ma com’è la situazione nel resto del Veneto?

La provincia più "esposta" ai nuovi arrivi sembra essere però Venezia, dove sono stati reperiti una quarantina di posti, che potrebbero essere ripartiti fra i centri di Ceggia, Meolo e Trivignano. Belluno invece, dopo le smentite dei giorni scorsi, si appresta ad accogliere un nuovo gruppo di 9 profughi, che saranno ospitati dal Ceis e andranno ad aggiungersi ai 145 già presenti in provincia.



Per il resto nelle altre province venete la sensazione che si registra è l’indisponibilità all’accoglienza, e la certezza (vera o esibita) che non ci saranno nuovi arrivi: vale per Rovigo, dove il numero di profughi attualmente presenti è di circa 150, considerata già la soglia massima; vale per il Vicentino; e vale per il Trevigiano, dove il sindaco di Codognè Roberto Bet nega risolutamente che sia possibile utilizzare a questo scopo l’ex caserma Maset, sulla quale peraltro c’è già l’opzione comunale di utilizzarla come casa di riposo per anziani. Da parte della Regione, peraltro, c’è piena copertura alla linea della Resistenza, come ha ribadito ieri Zaia, osservando che «è disumano pensare di mettere queste persone in discariche a cielo aperto».



F. G.



Ultimo aggiornamento: 15:16

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