​L’Italia dei super-stipendi
e la distanza dal Paese reale

Giovedì 31 Luglio 2014
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Caro direttore,

Renzi ha alimentato molte speranze in tantissimi italiani, e in me, ma i risultati stentano ad arrivare. La “macchina” pubblica crea intralci ogni momento, il debito continua ad aumentare e grandi tagli della spesa pubblica non ci sono ancora. Vediamo una delle tante questioni: quella degli altissimi stipendi dei 2400 dipendenti di Camera e Senato. Teoricamente il tetto dei 240mila euro annui di Renzi è entrato in funzione in luglio, ma nei fatti – con l’accordo di tutta la politica – le riduzioni saranno pienamente applicate solo nel 2017/18. Questi signori dipendenti di Camera e Senato, che per una vita hanno beneficiato di salari incredibili, hanno anche avuto il coraggio di protestare assieme ai loro sindacati, che sono ben 25, ovvero uno ogni nemmeno 100 dipendenti.



Questa “politica”, che si è approfittata dei cittadini mangiando per decenni alle loro spalle, non vuole mollare la presa e vuole ancora alcuni anni di bengodi, magari sperando che, nel frattempo, Renzi se ne vada e arrivi qualche altro un po’ meno rigido. Nelle aziende private centinaia di migliaia di lavoratori hanno perso il posto e tanti altri sono obbligati dal mercato a maggiore produttività e minori retribuzioni per cercare di salvare l’azienda. Mentre il pubblico non vuole sentir parlare di maggiore equilibrio. È una vergogna!




Piero Zanettin

Padova




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Caro lettore,

credo che, dopo gli ultimi ritocchi decisi, il taglio per i funzionari della Camera che guadagnano oltre 240mila euro all'anno scatterà prima del 2017. Ma questo non cambia in alcun modo il problema. Le proteste dei super-manager (soprattutto super pagati) parlamentari e i tentativi di boicottare il taglio sono indicativi della distanza che separa alcune categorie di privilegiati dal paese reale e soprattutto delle resistenze al cambiamento che si annidano ovunque in questo Paese, nel pubblico ma anche nel privato, a destra come a sinistra. Decenni di rendite di posizione, di spese senza controllo, di allergia alla meritocrazia e alle regole del mercato, hanno prodotto e incancrenito questa situazione. La lunga crisi ne ha messo in evidenza la definitiva insostenibilità. I vasti consensi a Renzi esprimevano anche una forte domanda di svolta rispetto a questo stato di cose. Ma le resistenze e gli ostacoli al cambiamento sono elevate e diffuse. Era prevedibile. Ma è mortificante constatarlo quotidianamente e verificare quanto l'istinto conservatore sia forte anche in settori cosiddetti "progressisti". Tuttavia, che alternativa abbiamo? L'unica alternativa alla speranza è la rassegnazione. Ce lo possiamo permettere? Credo proprio di no.

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