Anche in Posta le inefficienze
della macchina pubblica

Domenica 21 Dicembre 2014
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Caro direttore,

per alcuni dipendenti di Poste Italiane l'articolo 18 non dovrebbe essere solo cancellato ma sostituito immediatamente dal concetto che gira sempre di più anche sui giornali: A casa per scarso rendimento! In un ufficio postale friulano venerdì alle ore 8.35 circa 10-12 persone in attesa, tre sportelli, due aperti che si occupavano solo di pagamenti e l'unico dedicato alla corrispondenza chiuso. Al di là del vetro un’attempata impiegata che con calma olimpica trafficava con pacchi e buste. Dopo 10 minuti ho chiesto se aprisse o meno e la risposta è stata: «Appena ho finito». Ho chiesto in quanto tempo si potesse stimare quell’«appena».



La riposta non c'è nemmeno stata, se non uno sguardo quasi schifato per essere stata messa "sotto pressione". Ho alzato i toni chiamando la direttrice che si è subito schierata in difesa corporativa asserendo che lo sportello non può aprire se prima non si preparano certe cose ecc.ecc. Ho fatto notare che se lei sapesse organizzare il suo ufficio certe cose andrebbero fatte prima o dopo ma non durante gli orari di sportello, ma la reazione é stata di insofferenza e basta, non un minimo di comprensione per le persone che erano in paziente e silente attesa. Dopo ben 22 minuti la signora ha aperto e vederla all'opera con gli apparati digitali era palesemente fuori luogo: dava l'impressione di dover studiare ogni azione che stava facendo, con sguardo smarrito verso lo schermo alla ricerca di aiuto sul da farsi e riusciva a completare la mia raccomandata con il doppio del tempo solitamente necessario alla sua collega che solitamente trovo nello stesso ufficio. I dipendenti di questi carrozzoni poi si lamentano se vengono mandati a casa... Io ne manderei a casa almeno la metà perché tra l'altro oltre che irrispettosi delle necessità altrui, sono anche poco disponibili con gli utenti. Questa è una lettera che comunque arriverà anche sullo schermo di qualche funzionario della direzione delle Poste Italiane ma secondo voi sortirà qualche effetto?



Claudio Scandola




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Caro lettore,

non è nostra intenzione crocefiggere né mettere sul banco degli imputati nessuno. Anche per questo ho cancellato la località dove ha sede l'ufficio postale "incriminato" sostituendola con una assai più generica definizione geografica. Ma l'episodio che lei racconta è l'ennesima dimostrazione che quando si dice che la pubblica amministrazione è una palla al piede del sistema Italia non si fa, come qualcuno sostiene, del banale qualunquismo, ma si fotografa una realtà. Sia ben chiaro: non si tratta di demonizzare il pubblico ed esaltare acriticamente il privato.



Anche nella pubblica amministrazione ci sono eccellenze, qualità manageriali e capacità tecnico-amministrative di assoluto livello. Allo stesso modo nel settore privato non mancano aree di inefficienza e in tanti ambiti persiste una scarsa cultura della legalità. Ma nel complesso la macchina pubblica tollera, facendole pagare al contribuente, inefficienze e sprechi di risorse inaccettabili e viaggia troppo spesso a una velocità incompatibile con quella del mondo globalizzato. Esattamente come l'impiegata che lei si è trovato di fronte in quell'ufficio postale.