Caro direttore,
la Piazza, quinta che accoglie una folla silenziosa, composta e trasversale. La Piazza umana che ascolta le parole sensate ed equilibrate di un padre. La Piazza simbolo laico che riflette sulla presenza unita contro la violenza di tre religioni, così lontane, così vicine. La Piazza elemento artificiale immersa in quello naturale baciata dal sole e lambita dolcemente dall'acqua.
In tanti anni io non l'ho mai sentita, non l'ho mai vista così, questa nostra tante volte nominata Piazza. E per la prima volta la mia Piazza mi è sembrata veramente viva e bella.
Luca Pitteri
Venezia
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Caro lettore,
forse anche altre volte la Piazza è stata viva e bella. Ma ieri, in una giornata così difficile e particolare, San Marco nella sua capacità di esprimere insieme orgoglio, dolore e rifiuto dell'odio e del terrore, è stata non solo una Piazza grande, ma una grande Piazza. E in questo ha rispecchiato l'appassionata compostezza, la solidarietà intima e profonda ma mai urlata con cui tutta la città in questi giorni "acerbi", come li ha definiti Alberto Solesin, ha partecipato alla tragedia di Valeria e della sua famiglia. Anche questo è giusto sottolineare, non per inutilmente autocelebrarsi, ma per ricordare, anche in questo, il ruolo di una città, Venezia, che non ha solo un grande passato, ma può e deve avere un grande futuro. Anche come luogo di pace e di ponte fra culture.
la Piazza, quinta che accoglie una folla silenziosa, composta e trasversale. La Piazza umana che ascolta le parole sensate ed equilibrate di un padre. La Piazza simbolo laico che riflette sulla presenza unita contro la violenza di tre religioni, così lontane, così vicine. La Piazza elemento artificiale immersa in quello naturale baciata dal sole e lambita dolcemente dall'acqua.
In tanti anni io non l'ho mai sentita, non l'ho mai vista così, questa nostra tante volte nominata Piazza. E per la prima volta la mia Piazza mi è sembrata veramente viva e bella.
Luca Pitteri
Venezia
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Caro lettore,
forse anche altre volte la Piazza è stata viva e bella. Ma ieri, in una giornata così difficile e particolare, San Marco nella sua capacità di esprimere insieme orgoglio, dolore e rifiuto dell'odio e del terrore, è stata non solo una Piazza grande, ma una grande Piazza. E in questo ha rispecchiato l'appassionata compostezza, la solidarietà intima e profonda ma mai urlata con cui tutta la città in questi giorni "acerbi", come li ha definiti Alberto Solesin, ha partecipato alla tragedia di Valeria e della sua famiglia. Anche questo è giusto sottolineare, non per inutilmente autocelebrarsi, ma per ricordare, anche in questo, il ruolo di una città, Venezia, che non ha solo un grande passato, ma può e deve avere un grande futuro. Anche come luogo di pace e di ponte fra culture.