Scozia al voto sull'indipendenza,
vince il "no" con oltre il 55%

Venerdì 19 Settembre 2014 di Luca Lippera
Scozia al voto sull'indipendenza, vince il "no" con oltre il 55%
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EDIMBURGO - Affluenza altissima, ma alla fine la Scozia dice No allo Stato indipendente dal Regno Unito. Il sogno secessionista svanito all'alba.

È stato proclamato il risultato definitivo del referendum: la vittoria è andata al fronte unionista. I voti per il «no» all'indipendenza conteggiati in tutte le 32 circoscrizioni elettorali sono stati 2.001.926, pari al 55,3%. Il «sì» ha ottenuto invece 1.617.989 voti, pari al 44,7%. Le schede nulle sono state solo 3.429. L'affluenza è stata dell'84,59% su un totale di 4.283.392 elettori. Solo a Glasgow, maggiore città della Scozia, hanno prevalso i «sì» con il 53,49%, i no nella capitale, Edimburgo.

L'affluenza al referendum si è confermata o incredibilmente alta: si sono registrate per votare 4 milioni e 285 mila persone, il 97% del corpo elettorale, e le cosiddette polling stations, i locali di votazione, sono state piene per tutta la giornata.

A Edimburgo il cielo è coperto e piove a tratti. Un sostenitore del fronte del “Sì” ha aggredito un parlamentare laburista favorevole al “No” ma è stato l'unico episodio di intemperanza. Il presidente della commissione elettorale scozzese, basata a Edimburgo, ha detto che annuncherà i risultati «domani mattina all'ora della colazione». Ma si stima che alle tre del mattino la metà delle schede sarà già pervenuta nelle varie circoscrizioni e che ci si potrà fare un'idea estremamente attendibile sul risultato.

L'Inghilterra e la Scozia sono unite dal 1707. La fine del matrimonio avrebbe ripercussioni pesantissime sul Regno Unito - prestigio, economia, petrolio, esercito - e Londra guarda al voto con il fiato letteralmente sospeso. Gli ultimi sondaggi vedono in vantaggio il fronte del “No”. Ma la differenza tra i due schieramenti è così modesta che secondo gli esperti è estremamente azzardato fare previsioni. Non la pensano così le agenzie di scommesse. Alcune hanno pagato in anticipo le puntate sulla sconfitta dei separatisti e l'82% per cento degli scommettitori nella vicina Irlanda ritiene che il “Sì” perderà.

I due fronti opposti hanno continuato a fare campagna elettorale per tutta la giornata nella speranza di conquistare i tantissimi indecisi, ago della bilancia in una corsa dall'esito imprevedibile. Si stima che le persone che avranno deciso solo all'ultimo momento siano tra l'8% e il 14% dei votanti, cioè circa mezzo milione di persone. Essendosi iscritti al referendum - in Gran Bretagna bisogna registrarsi in anticipo per andare a votare - è chiaro che potrebbero far saltare ogni pronostico.

Indipendentisti. Il leader dell'Snp, l'indipendentista Alex Salmond, si è rivolto ieri agli scozzesi con una lettera aperta: «Facciamolo», li ha esortati, «let's do it». È l'occasione della vita, ripete ancora: «Il futuro della Scozia, del nostro paese, è nelle nostre mani». Poi ha passato la giornata spostandosi in elicottero da un capo all'altro della Scozia, per parlare con tutti faccia a faccia, a conclusione di quella che definisce una «campagna politica straordinaria». Unica, certo, con una partecipazione che ha pochi precedenti: il 97% dell'elettorato si è registrato al voto. Un record a prescindere dall'esito della consultazione che ha acceso gli animi oltre le aspettative, fino a portare in piazza oggi a Glasgow centinaia di persone al grido di «cambiamo il mondo», con un ''Si''» urlato come raramente accade nel Regno Unito.

Gordon Brown. Poco lontano l'ex primo ministro laburista Gordon Brown arringava la sua di folla con un vigoroso appello patriottico: «La Scozia non appartiene ai nazionalisti, ai politici, ad Alex Salmond, ma appartiene a noi». Tornando a mettere in guardia sui rischi della secessione: «Il rischio per il futuro della moneta e il rischio di un default. Domani dovete votare pensando ai bisogni dei vostri figli», ha scandito, ricordando che la decisione sarà «irreversibile. Se avete qualsiasi dubbio, il vostro voto deve essere un ''no''».

Cameron: se perdo non mi dimetto. Il primo ministro britannico David Cameron, criticatissimo per la gestione della campagna elettorale, ha assicurato di non avere rimpianti, ha ammesso la preoccupazione ma ha comunque annunciato che non si dimetterà in caso di secessione. Eppure su di lui montano le pressioni, le critiche: in ballo c'è anche il suo futuro politico con il rischio di passare alla storia come il premier che ha visto il Regno Unito spaccarsi.










Ultimo aggiornamento: 17:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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