Spotlight, il "Watergate dei preti"
scuote gli animi del Lido

Venerdì 4 Settembre 2015 di Alda Vanzan
Stanely Tucci
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VENEZIA - È un'altra storia vera quella che, sempre fuori concorso, passa sugli schermi di Venezia. Anche di questa, come già per Everest, il finale è noto, perché trattasi di cronaca, fatti realmente avvenuti e già tanto raccontati. Ma Spotlight di Thomas McCarthy, quando uscirà nelle sale (il 6 novembre negli Stati Uniti, nei primi mesi del prossimo anno in Italia) è destinato a far ridiscutere, se non a far scalpore. Dipende dalle reazioni che ci saranno. Perché questa è la storia del Watergate cattolico, anche se McCarthy dice di non essersi ispirato a Tutti gli uomini del presidente per ripercorrere le gesta del gruppetto di giornalisti investigativi del Boston Globe che nel 2001 scoperchiarono il velo di omertà sugli abusi perpetrati per anni da tanti, troppi preti su decine di minori, tutti figli di famiglie disagiate o povere che nella figura del sacerdote e nella parrocchia vedevano un punto di riferimento. Erano i tempi in cui Internet ancora non dominava sugli archivi cartacei e ai tweet si preferivano gli approfondimenti, tempi che il regista un po' rimpiange sostenendo che ancora oggi servono "giornalisti con gli stivali ai piedi immersi nel fango che vanno sul posto" a cercare e indagare. È così che viene riproposto il lavoro di inchiesta del gruppo di giornalisti investigativi del Boston Globe, quello denominato appunto Spotlight, per i quali il regista ha voluto sul set due supereroi - come Birdman e Hill - Michael Keaton a interpretare il ruolo del capo della redazione e Mark Ruffalo nei panni del poi premio Pulitzer Michael Rezendes, e con loro Rachel Mc Adams e Stanley Tucci, mentre Len Carlo è il cardinale Bernard Francis Law, l'arcivescovo che sapeva ma aveva coperto i preti e che dopo lo scandalo fu costretto a lasciare l'incarico.

Da Boston fu trasferito da Papa Wojtyla a Roma, dove tuttora si trova alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Ecco, come reagirà il Vaticano di fronte a questo film? "Non mi aspetto alcuna reazione - ha detto McCarthy - Mi piacerebbe che Papa Francesco vedesse il film, ma preciso che questo non è un attacco alla Chiesa". "Tutti - ha aggiunto Ruffalo, l'unico del cast con Tucci e il regista ad essere arrivato a Venezia per la presentazione del film - non solo la Chiesa, ma anche le famiglie, lo stesso giornale, le autorità a Boston per anni hanno fatto finta di non vedere". Anche Ruffalo si è augurato che Papa Francesco veda il film: "Lo utilizzino per cominciare a curare le ferite che la Chiesa stessa ha subito da quei fatti". Tucci si è detto fiducioso: "Se c'è qualcuno che potrà fermare questo fenomeno è Papa Francesco".

Anche perché le ferite da sanare sono duplice, fisiche e spirituali: " Ti rubano la Fede", è la denuncia di una delle vittime nel film. E il risultato, una volta pubblicata l'inchiesta nel 2002, fu che a Boston molte chiese vennero chiuse, un po' perché servivano soldi per pagare i risarcimenti alle vittime delle molestie, un po' perché molti si sentirono traditi e alle funzioni non ci andarono più. Delle molestie, degli abusi, delle violenze, Spotlight non entra nel merito. Non ci sono scene morbose, nessuna immagine di bambini toccati. Non serviva: il fulcro è l'insabbiamento di vicende che erano diventate un 'sistema' coperto dalle autorità ecclesiastiche.

Alla proiezione per la stampa un doppio battimani, l'ultimo dopo i titoli di coda con i numeri degli abusi perpetrati in tutto il mondo da preti pedofili: 249 sacerdoti coinvolti, 1000 vittime. E la sera in Sala Grande cinque minuti di applausi
Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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