Preme sull’acceleratore l’Europa per incentivare le vaccinazioni che aiutano a prevenire il cancro, a cominciare da quelle contro papillomavirus ed epatite B.
Secondo Bruxelles, infatti, una corretta prevenzione contribuirebbe a evitare il 40% dei casi oncologici nell’Unione, ma ancora nel 2021 gli Stati Ue avevano destinato a questo scopo soltanto attorno al 5% della loro spesa sanitaria totale.
Per migliorare il dato, la Commissione Ue ha presentato adesso una raccomandazione rivolta ai Ventisette per coordinare meglio le politiche sanitarie nazionali e rafforzare la protezione dalle infezioni virali che favoriscono l’insorgere dei tumori. Nonostante i nuovi poteri acquisiti durante la pandemia, la salute non è, infatti, una competenza espressa per cui Bruxelles deve limitarsi a misure di natura non legislativa. Ma che trasmettono ai governi le linee guida da seguire con il proposito di migliorare l’adesione ai vaccini: tra queste, somministrazioni gratuite (o rimborsate integralmente), maggiore comunicazione, in particolare con giovani e gruppi target, e un accesso più capillare al trattamento, da integrare nei piani oncologici nazionali.
Due le vaccinazioni su cui l’esecutivo Ue vuole vedere progressi tangibili: quella contro il papillomavirus umano (Hpv), responsabile dell’insorgenza, tra gli altri, del tumore al collo dell’utero, e quella contro il virus dell’epatite B (Hbv), la cui infezione aumenta la probabilità di sviluppare un cancro al fegato. «Ogni anno nell’Ue quasi 14 mila persone perdono la vita a causa del carcinoma della cervice uterina, mentre si registrano oltre 16 mila nuove infezioni da epatite B», ha spiegato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides.
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