Gentile redazione,
vi ringrazio per avermi dato l'opportunità di cogliere questa occasione e raccontare brevemente la situazione di un settore come la ristorazione che è tra i più sfruttati. La lettera del collega e coetaneo Massimo racconta una amara verità che conosco bene, e per la quale mi ritengo fortunato avendo un contratto part-time.
Racconto brevemente la mia esperienza: ho iniziato a lavorare nella ristorazione quando avevo 13 anni, a giugno sono esattamente 46 anni che ci lavoro, ma avere un contratto in questo settore è difficile, se sei fortunato ti fanno un part-time, per non parlare delle cooperative, in moltissimi casi non versano nemmeno i contributi e dopo qualche anno di attività chiudono e riaprono con un'altra ragione sociale.
Lavorare nella ristorazione significa essere impiegati in un settore logorante fisicamente, nel quale è necessario essere operativi per tante ore di sequito, in alcunio casi svolgendo doppi turni, arrivando a 16 ore giornaliere di impiego. E questo riguarda soprattutto gli Chef. Inoltre è vero che essere assunti se si hanno più di 35 anni è davvero difficile.
E dovrò anche ringraziare che ancora mi fanno lavorare nonostante l'età. Dalla mia esperienza però deve sorgere una domanda: perché ci sono così pochi controlli negli hotel, nei ristoranti, nelle ville da cerimonia, nei bar eccetera, eccetera? Come è possibile che esistano casi come il mio? Perché non si passanno al setaccio queste realtà che fanno fatturati così alti da potersi permettere assunzioni full-time ma invece decidono di non farle? Cosa c'è dietro?
P.S. A tutti quelli che leggono, per favore, quando andate nei ristoranti non intrattenetevi più del dovuto, a quei ragazzi gli straordinari non glieli pagano!
Fabio B.