Chico Forti oggi in Italia, chi è e per cosa è stato condannato l'ex produttore che ha scontato 24 anni in Florida

Forti, parlando con persone a lui vicine poco prima del trasferimento dal carcere di Miami all'Agenzia statunitense per l'immigrazione, ha espresso un sentimento di speranza e rinnovamento

Sabato 18 Maggio 2024
Chico Forti oggi in Italia, chi è e per cosa è stato condannato l'ex produttore che ha scontato 24 anni in Florida

Chico Forti, il 65enne trentino recentemente rilasciato da un carcere della Florida, è atteso in Italia nella giornata di oggi. Dopo una lunga e controversa detenzione, la notizia del suo imminente arrivo è stata confermata da fonti informate. Forti, parlando con persone a lui vicine poco prima del trasferimento dal carcere di Miami all'Agenzia statunitense per l'immigrazione, ha espresso un sentimento di speranza e rinnovamento, dichiarando: «Per me ora comincia la rinascita».

Queste parole riflettono la sua determinazione a ricominciare una nuova vita dopo anni di battaglie legali e personali. Vediamo insieme chi è e per cosa è stato condannato.

Chi è Chico Forti

Ex produttore televisivo e velista italiano, Enrico 'Chico' Forti, 65 anni, è stato condannato nel 2000 all'ergastolo da un tribunale della Florida per omicidio. L'accusa era di aver ucciso a Miami il cittadino australiano Dale Pike, trovato assassinato il 15 febbraio 1998 sulla spiaggia di Sewer Beach. Dale Pike era figlio del patron del Pike Hotel di Ibiza, Anthony Pike, con il quale Forti era in trattativa per l'acquisto del suo hotel. Secondo l'accusa, l'omicidio avrebbe avuto come movente una truffa ai danni di Pike padre. Forti si è sempre proclamato innocente e vittima di errore giudiziario. Diversi comitati e personalità hanno sostenuto la causa di Chico Forti, sulla quale la nostra diplomazia era impegnata da tempo. 

La battaglia legale lunga 24 anni

Chico Forti già dal 2018 aveva avanzato istanza per poter continuare a scontare in Italia la pena inflittagli dalla giustizia americana, ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate. Il 7 gennaio 2021, il Dipartimento di Giustizia americano aveva confermato di aver avviato l'iter per concedere il nulla osta al trasferimento in Italia di Forti, procedura che vedeva coinvolte diverse articolazioni degli Stati Uniti, a livello statale e federale. La questione del trasferimento in Italia di Forti è stata all'attenzione dei vertici politici italiani, che hanno sensibilizzato le autorità statunitensi in più occasioni. 

I dialoghi degli ultimi anni

Già nella prima metà del 2021 l'allora ministra Cartabia aveva avviato un dialogo con la controparte americana culminato con una missione a Washington il 15 novembre 2021. Il caso era stato poi sollevato dal Presidente del Consiglio Meloni, a poche settimane dal suo insediamento, con il Presidente Biden a margine dei lavori del G20 a Bali il 15 novembre 2022. Il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani lo aveva sollevato nel suo primo incontro con il Segretario di Stato Anthony Blinken e aveva creato un gruppo di lavoro nella Direzione Italiani all'estero. Sin dall'inizio della vicenda, il Consolato Generale a Miami, in stretto raccordo con la nostra Ambasciata e con la Farnesina, ha seguito il caso con la massima attenzione, fornendo la necessaria assistenza sia attraverso l'effettuazione di regolari visite consolari e sensibilizzando le autorità statunitensi per l'accoglimento dell'istanza del connazionale. L'ultima visita consolare è stata svolta il 29 settembre 2023 dal Console Generale a Miami, accompagnato da Andrea Di Giuseppe. In tale occasione era stato possibile accertare il buono stato psico-fisico di Forti. 

«Il processo pieno di buchi»

«Nessun movente, nessuna prova, un processo pieno di buchi». Chico Forti si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario. Dopo i successi nello sport, aveva cercato fortuna trasferendosi a Miami. Lì divenne imprenditore e produttore televisivo. Tutto poi ebbe inizio nel febbraio del 1998. Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Chico Forti stava acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza, venne trovato assassinato sulla spiaggia di Sewer Beach, a Miami. Chico Forti fu accusato di essere l'autore dell'omicidio. Nel 2000 la condanna all'ergastolo. Durante il processo non venne mai chiamato a testimoniare. Secondo l'opinione pubblica che si è creata attorno al caso, non ci sarebbero prove e non ci sarebbe un movente.

 

L'aiuto dello zio Gianni

Il più attivo nella ricerca della verità nel tentativo di dimostrare l'innocenza di Chico Forti è lo zio Gianni. Il legale difensore newyorkese Joe Tacopina ha definito il caso «il più grande errore giudiziario mai visto, non ci sono prove, non c'è movente». Nel sistema giudiziario statunitense la richiesta di un nuovo processo può avvenire solo presentando prove sconosciute e non conoscibili all'epoca del dibattimento, e in grado di modificare l'esito dello stesso. 

È stato incastrato?

Secondo le persone vicine a Chico Forti sarebbe stato incastrato. Il motivo? Il risentimento per un documentario girato da lui stesso, che a Miami svolgeva lavoro di produttore televisivo, sul caso del killer di Gianni Versace. Nel documentario Chico Forti smentiva la ricostruzione della polizia sul ritrovamento del cadavere di Andrew Cunanan, l'omicida dello stilista italiano. Cunanan fu trovato morto alcuni giorni dopo su una casa galleggiante nella baia. Secondo quanto mandato in onda nel documentario veniva ipotizzato che Cunanan fosse stato ucciso e comunque che non fosse morto lì dove era stato rinvenuto il cadavere.

L'annuncio della Meloni a Washington

Lo scorso 1°marzo, con un messaggio sui social media, a margine dell'incontro con Joe Biden alla Casa Bianca, la premier italiana Giorgia Meloni ha annunciato il rilascio di Chico Forti da parte delle autorità statunitensi. «È stata un'emozione per me poter annunciare alla famiglia di Chico Forti la bella notizia del suo prossimo ritorno in Italia. Una grande vittoria dedicata a chi, come i suoi cari, ha lottato per anni con coraggio affinché si riuscisse a ottenere il suo trasferimento», ha scritto Meloni.

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