Gaza, ultimatum di Gantz a Netanyahu. Liberare gli ostaggi, eliminare Hamas e smilitarizzare la Striscia: le condizioni per non lascire il governo

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Domenica 19 Maggio 2024 di Raffaele Genah
Gaza, ultimatum di Gantz a Netanyahu. Liberare gli ostaggi, eliminare Hamas e smilitarizzare la Striscia: le condizioni per non lascire il governo

Il tono è perentorio, a tratti sferzante. Benny Gantz, il capo dell'opposizione che si era arruolato nel governo di emergenza dopo i massacri del 7 ottobre, rompe gli indugi.

Un ultimatum secco. Tre settimane di tempo per uscire dalle secche di una guerra arrivata ormai al 225mo giorno senza che se ne intraveda un piano complessivo militare e politico. Se non sarà predisposto entro l'8 giugno, allora Gantz uscirà dal gabinetto di guerra.

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Una richiesta con obiettivi precisi e dettagliati, dal ritorno a casa degli ostaggi, alla sconfitta di Hamas, alla smilitarizzazione di Gaza, al rientro nelle loro abitazioni degli oltre centocinquantamila sfollati delle città e dei villaggi del nord sotto il tiro di Hezbollah, alla previsione di un dopoguerra che veda impegnati Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione europea, una rappresentanza arabo-palestinese che getti le basi di un'alternativa futura a Gaza che non sia Hamas e nemmeno Abu Mazen. La risposta, dura, di Netanyahu non si è fatta attendere. «Mentre i nostri eroici soldati combattono per distruggere i battaglioni di Hamas a Rafah, Gantz sceglie di lanciare un ultimatum al primo ministro invece di lanciarne uno ad Hamas». Ma il ministro del gabinetto di guerra chiama in causa non solo il premier, con lui anche «una parte dei politici che si comportano in maniera codarda, pensando solo a se stessi».

Lo scontro

«Ti conosco bene da anni come leader e come patriota israeliano», gli aveva detto poco prima Gantz: «Sai cosa devi fare, la scelta è nelle tue mani tra sionismo e cinismo, tra responsabilità e illegalità, tra vittoria e disastro». E poi la conclusione che suona come un'ulteriore sfida. «Il Netanyahu di dieci anni fa lo avrebbe fatto». Ma il Netanyahu di oggi è un politico assediato, stretto tra una piazza che ne chiede le dimissioni e che anche ieri è tornata a riempirsi e prepara per lunedì una marcia verso Gerusalemme in occasione della inaugurazione della sessione estiva della Knesset, il Parlamento. E dall'altro lato la destra messianica e nazionalista che invece, forte dei suoi voti che tornerebbero decisivi nel caso di abbandono di Gantz, spinge il premier verso posizioni estreme e chiede l'immediata operazione di terra su Rafah.

Dopo la conferenza stampa a Ramat Gan di Gantz, è seguita una riunione del gabinetto di guerra che non è difficile immaginare e catalogare come turbolenta. Le dichiarazioni di Gantz arrivano due giorni dopo quelle del ministro della Difesa Gallant - di cui Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale e capo della destra estrema, invoca le dimissioni - che aveva chiesto con forza di definire un piano per Gaza, sostenendo che la mancanza di una pianificazione avrebbe presto eroso i risultati militari conquistati sul campo, sguarnito gli altri fronti, criticando ogni possibilità di permanenza di Israele nella Striscia. E Netanyahu aveva risposto seccamente: «Non voglio passare da Hamastan a Fatahstan».

Il Gabinetto

Ma la consonanza delle posizioni di tre ex capi di Stato militari come Gallant, Gantz e del suo alleato Eisenkot, non ha finora spostato gli equilibri nelle riunioni del gabinetto di guerra (di cui anche Eisenkot fa parte, come osservatore). E questo forse spiega bene come si sia arrivati all'ultimatum di ieri. «Negli ultimi tempi - ha rincarato Gantz - qualcosa è andato storto, le decisioni essenziali non sono state prese, una piccola minoranza ci sta portando contro gli scogli». Sul campo intanto si calcola siano almeno ottocentomila i civili che hanno lasciato l'area di Rafah dove soffiano sempre più forti di venti guerra.

L'operazione

E L'Idf fa sapere che la 401ma brigata ha distrutto centinaia di infrastrutture terroristiche, compresi siti per la produzione di armi e il lancio di razzi, di aver ucciso 50 miliziani di Hamas, di aver scoperto decine di tunnel. Sono stati recuperati i resti di alcuni ostaggi, ai tre annunciati venerdì se ne sono aggiunti ieri quelli di un quarto, Ron Binyamin, un cinquantenne ucciso mentre si spostava in bicicletta la mattina del 7 ottobre e il cui corpo era stato trascinato dai terroristi all'interno dalla Striscia per usarlo come merce di scambio. Al nord continuano le schermaglie con Hezbollah e la sua unità di èlite "Radwan" allontanando la possibilità di rientro degli sfollati dai villaggi e dalla città israeliane dell'alta Galilea.

Ultimo aggiornamento: 11:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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