Piena giustizia. È ciò che chiede la famiglia di Franco Di Mare, il giornalista Rai morto a 68 anni. «È inaccettabile morire così, i responsabili vanno individuati e puniti», ha detto Ezio Bonanni, il legale e presidente dell'Osservatorio nazionale Amianto.
La causa all'Inail
Bonanni si occupa anche della causa di risarcimento all'Inail per l'esposizione all'amianto patita da Di Mare: «Li citerò in giudizio per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali relative alla malattia professionale e all'infortunio, ma è la Rai che deve risarcire il danno. Spetta all'azienda verificare quali sono i rischi per un proprio dipendente che viene inviato in zone di guerra, in presenza di fibre di amianto in grande quantità e di materiali radioattivi, e mettere in atto tutte le misure di protezione necessarie», aveva detto quanto il giornalista a fine aprile aveva denunciato la sua condizione di salute. Sempre Bonanni era il legale di un ex dipendente Rai, Mariusz Marian Sodkiewicz, morto alcuni giorni fa a 62 anni, a causa di un tumore causato dall'esposizione all'amianto. Mariusz Marian Sodkiewicz aveva presentato una denuncia alla Procura di Roma chiedendo «di individuare e giudicare i dirigenti responsabili per la mancata protezione dei dipendenti esposti all'amianto» nella sede romana di Viale Mazzini dell'azienda pubblica». L'Osservatorio Nazionale Amianto, ricorda Bonanni, è da «tempo da tempo impegnato a fare chiarezza sulla presenza del "killer silente" negli edifici della televisione di Stato».
Il tumore raro e come si è ammalato
Aveva dato una doppia intervista, a un quotidiano e a una tv, in cui si era detto indignato e aveva denunciato la Rai, l'azienda per cui aveva lavorato una vita come giornalista e come direttore di rete (Rai3). Era fine aprile, appena un paio di settimane fa, Franco Di Mare, aveva detto al Corriere della Sera e in trasmissione da Fazio (parlava con i tubicini dell'ossigeno che uscivano dalle narici e lo aiutavano a respirare) che si era ammalato: un tumore raro, un mesotelioma che avrebbe contratto durante le missioni di guerra, intraprese da inviato Rai. Durante questi viaggi nei teatri di crisi (dalla Bosnia, Croazia e Kosovo fino al Mozambico, Somalia, Rwanda, Burundi ma anche Afghanistan e Iraq) raccontava che entrato in contatto con l’amianto, sostanza tossica, che può provocare appunto questo tipo di cancro molto aggressivo. E perciò chiedeva un risarcimento.
L'iter
Di Mare aveva chiesto di ottenere lo «stato di servizio», una certificazione nero su bianco dell'esposizione all'amianto durante le missioni effettuate come giornalista. Un documento necessario a collegare la diagnosi al suo lavoro di inviato, e a chiedere poi i danni. Il giornalista che era in pensione dall'anno scorso ha scoperto la malattia nel 2021: «Mi sono piegato in avanti, muto, con le mani sulla testa», aveva raccontato. Del suo caso si stavano occupando i massimi vertici Rai: l’ad Roberto Sergio e anche il dg Giampaolo Rossi, che in una nota avevano risposto sgomenti di essere venuti «solo da poco a conoscenza della drammatica vicenda» e avevano «assicurato la loro massima disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto». Ma Di Mare in realtà aveva riferito una certa freddezza: «Quando mi sono ammalato ho chiesto di avere lo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. Ho mandato almeno 10 mail, dall’ad al capo del personale. Nessuna risposta», aveva detto al Corriere della Sera.