In Colombia, il galeone San José continua a essere al centro di una vicenda avvolta nel mistero e nella controversia. Conosciuto come il 'Santo Graal' dei relitti marini, questo vascello spagnolo riposa nei fondali del Mar dei Caraibi, custodendo un tesoro inestimabile stimato in 17 miliardi di dollari, tra oro, argento e diamanti.
Francisco Hernando Muñoz, noto storico e direttore dell'Ufficio nazionale per la protezione del patrimonio culturale sommerso in Colombia, denuncia intrusioni nel sito subito dopo il suo ritrovamento avvenuto nove anni fa. Immagini catturate da robot subacquei mostrano chiari segni di intervento umano tra i resti del galeone, suggerendo un'azione di saccheggio che ha alterato il sito archeologico.
Il San José, affondato da corsari inglesi nel 1708 vicino a Cartagena de Indias mentre trasportava un ricco carico verso la Spagna, è stato oggetto di una lunga disputa legale che coinvolge Colombia, Spagna, un gruppo indigeno della Bolivia, lo Stato peruviano e cacciatori di tesori internazionali. Nonostante le polemiche, l'attuale amministrazione del presidente Gustavo Petro sembra minimizzare le accuse, con il ministero della Cultura che nega qualsiasi prova di manomissione del relitto.
La storia del San José si tinge così di nuovi interrogativi, tra avventure sul mare, tesori nascosti e intrighi internazionali, mantenendo vivo l'interesse per uno dei più grandi misteri marini della storia. Ma il governo dell'attuale presidente colombiano, Gustavo Petro, minimizza la questione. «Riguardo alle presunte ingerenze improprie, le informazioni disponibili non consentono di dedurre alcun tipo di intervento umano» sul relitto, ha affermato il ministero della Cultura.