Le cure negli ospedali italiani su pazienti con la diagnosi di infarto miocardico acuto hanno contribuito a ridurre dal 16 all'8% la mortalità a 30 giorni dall'evento acuto.
Infarto miocardico acuto, se ne è parlato al Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO
Furio Colivicchi, direttore Cardiologia dell'ospedale San Filippo Neri di Roma: "Una grande partecipazione, circa 600 cardiologi, il 10% di tutti i cardiologi ospedalieri che operano negli ospedali del nostro Paese hanno partecipato all'iniziativa, si sono formati, hanno valutato con i loro colleghi la qualità della loro attività e hanno dato luogo a un intervento di miglioramento dimostrato dai cambiamenti degli operatori".
Ogni anno in Italia si registrano da 130 a 150 mila nuovi casi di infarto miocardico acuto: oltre 25 mila pazienti muoiono prima di arrivare al ricovero. L'8% dei ricoverati muore entro 30 giorni dalla dimissione. E circa l'8-10% muore entro un anno. Complessivamente, dal 16 al 20% delle persone che sopravvivono a un infarto muore entro 12 mesi dal ricovero. L'obiettivo è ridurre il rischio residuo.
"Ridurre la probabilità di nuovi eventi trattando al meglio tutti gli elementi che contribuiscono alla malattia, il colesterolo è primo fra tutti, quindi ridurre il colesterolo efficacemente e precocemente dopo un infarto migliora l'aspettativa di vita, allunga la vita dei pazienti", ha sottolineato Colivicchi.
Le tecniche di rivascolarizzazione hanno permesso di dimezzare la mortalità entro i 30 giorni. Ma la mortalità fuori dall'ospedale non è migliorata e questo evidenzia l'importanza di seguire i pazienti in modo adeguato sul territorio per assicurare la continuità delle terapie e della riabilitazione.
"Bisogna fare uno sforzo comune - ha spiegato Colivicchi - per costruire localmente dei percorsi certi in cui il paziente venga preso in carico e venga seguito nel tempo. Solo così possiamo ridurre il rischio di recidive di nuovi infarti e di morte per i nostri pazienti".
Secondo i dati dell'audit presentati a Rimini è aumentata la percentuale di pazienti che ha raggiunto gli obiettivi terapeutici raccomandati dalle Linee Guida e i livelli di sicurezza del colesterolo, salendo dal 65% a oltre l'80%. In crescita del 10% la quota di pazienti che hanno fatto una visita di controllo a 4-6 settimane dalla dimissione.