TREVISO - La città di Treviso e il mondo del rugby piangono la scomparsa di Arturo Zucchello, pioniere e colonna del rugby di Marca che oltretutto aveva messo la firma sul primo storico scudetto della palla ovale trevigiana nella stagione 1955/56, targato Faema.
ICONA DEL RUGBY
Zucchello aveva cominciato a giocare a rugby nel 1946, a soli 15 anni, con Livio Zava, che già nel 1932 aveva posto le basi per il primo sport di squadra a Treviso e in poco tempo si era imposto come il regista, mediano di apertura. Zucchello è stato uno degli artefici del primo scudetto, nel 1956, con la Faema. Vanta anche 2 caps in Nazionale. Giocatore intelligentissimo, in grado di trasmettere ai compagni direttive tattiche e strategie all’avanguardia per quel tempo, ma soprattutto leader straordinario. Zucchello è stato oltretutto un grande seminatore di rugby, specie a Villorba, dove poco più di un anno fa, per i festeggiamenti del 50ennale, è stato ricordato come il pioniere del rugby villorbese e colui che, assieme a Franco Casellato, gettò le basi nel 1952. Oltre al rugby è necessario ricordare come Zucchello sia stato anche tedoforo alle Olimpiadi invernali di Cortina nel 1956.
OLTRE LO SPORT
Zucchello è stato un’istituzione del commercio ambulante nella Marca. Era conosciuto da tutti come il “Re del formaggio”, per i suoi storici banchi di formaggio al mercato e poi a Porta San Tommaso e infine in pescheria, attività che svolgeva sin dall’età di 14 anni. Negli ultimi anni aveva poi aperto un emporio a San Pelajo dove lavorava assieme ai figli Laura e Stefano. Ha trascorso la sua vita a servire i clienti a dare consigli e a far conoscere e assaggiare i propri prodotti.
I RICORDI
Qualche anno fa, uno dei compagni di squadra ed “allievo” di Zucchello, Giorgio Fantin, lo ricordava così: “Arturo era un “casoin”, con negozio di alimentari al piano terra dell’abitazione, ma soprattutto col banco all’aperto di martedì e sabato giorni di mercato dentro porta san Tommaso, nell’area diventata commerciale dopo l’abbattimento della grande tettoia dove si svolgevano i nostri giochi di quando eravamo bambini e dove l’area delle mura era stata spianata”. Poi riguardo alla promozione del rugby come sport nella città di Treviso continua: «Per Zucchello questo gioco era un’avventura (sconsigliato dai miei genitori appassionati di calcio, perché violento e da “facchini”), ma soprattutto ne era il più grande promotore, tanto che passò nelle scuole medie e superiori facendo così conoscere questo “rusby”. E’ così che le tribune popolari dello stadio si riempirono di appassionati». Poi qualche aneddoto: «Una domenica mattina Arturo mi vide pronto per uscire e mi chiese “Dove vatu?”, rispondo “A Messa”, e replicò “Fino a quando giocherai con la squadra non andrai a messa al mattino”. E’ stato l’allenatore che ha creduto nei giovani anche contro i malumori di squadra e società. Al martedì e al sabato ero sempre da Arturo verso mezzogiorno, e ci trovavamo con altri amici al banco dei formaggi per una crosta di parmigiano reggiano proprio vicino alla “Campanella” dove ci si riuniva prima della partita e dove si mangiavano uno o due o tre panini dopo l’incontro sul campo con tutta la squadra. E i giorni di mercato erano per molti di noi un tempo di festa con Arturo che è sempre stato il nostro amato “nocchiero”».